“Ti amo. Ce lo dicevamo spesso” la disperazione della mamma del 15enne investito a Pordenone dalla soldatessa USA. La ventenne guidava ubriaca.
Si era messa alla guida ubriaca la soldatessa americana, che ha ucciso il ragazzino di 15 anni di Pordenone, Giovanni Zanier.
La mamma del ragazzo chiede giustizia. “Chi lo ha ucciso deve essere condannato dal nostro tribunale e scontare per intero la pena
Il giovane stava tornando a casa da una serata in discoteca, quando verso le 2:30 della notte a cavallo tra sabato e domenica scorsi, è stato investito da un auto in corsa , guidata da Julia Bravo, militare USA appena ventenne, che al momento si trova agli arresti domiciliari ad Aviano nella casa dove pochi mesi si era trasferita per lavoro.
“Voglio giustizia e la voglio qui, in Italia. Poi, se riterranno, la processino anche nel suo Paese. So che niente mi restituirà mio figlio. Ma chi lo ha ucciso deve essere condannato dal nostro tribunale e scontare per intero la pena” ha detto Barbara Scandella la mamma della vittima, che non si sa pace.
La ventenne alla guida dell’auto era ubriaca
Il problema non è stato tanto il buio della strada e la poca visibilità, ma l’alterazione della ragazza alla guida dell’auto, data dall’assunzione di alcol.
Inoltre la macchina procedeva a grande velocità, la ragazza avrebbe quindi perso il controllo del volante, travolgendo il 15enne.
Poi questa mamma racconta di come ha saputo della tragedia “È stata una mia amica a chiamarmi attorno alle 4: sua nipote ha notato tre ambulanze e poi ha visto piangere i due amici che erano con mio figlio. Ho capito che era successo qualcosa di grave e sono corsa in pronto soccorso. Non sapevano come dirmelo e hanno cercato di tranquillizzarmi con delle gocce potenti. Poi sono arrivati anche mio marito Sergio con l’altro nostro figlio di 10 anni”
“Nessuna cifra potrà colmare la perdita di nostro figlio. Ma se ci sarà un risarcimento esaudirò un sogno di Giovanni: comprare un appartamento al mare, a Lignano o a Bibione, che tanto amava”.
Ha detto la donna.
Il principale desiderio della famiglia di Giovanni è che la giustizia faccia la sua parte, che la colpevole sia processata qui in Italia e sconti la giusta la pena.