Non è l’unico progresso dell’anno nei confronti della malattia neurodegenerativa: lo scorso aprile sono stati individuati 75 fattori genetici.
La scienza non rallenta il ritmo e continua la sua corsa a passo sostenuto. Nel 2022 si contano già due grandi conquiste di fronte a una delle più grandi sfide del ramo neuroscientifico: l’Alzheimer.
Definito come morbo, l’Alzheimer è una patologia neurodegenerativa, vale a dire una malattia che colpisce e intacca il sistema nervoso. Siamo di fronte a una delle forme di demenza più comune.
La conferma arriva dai dati ufficiali: le stime collocano la percentuale di degenerazione neurocognitiva tra il 50 l’80% dei principali casi di declino e compromissione delle abilità neurocognitive, ossia mentali e intellettuali, del paziente.
Considerato da sempre una delle più grandi sfide neuroscientifiche, l’Alzheimer non sembra oggi così oscuro agli occhi degli specialisti. Attraverso le graduali lenti scientifiche, il progresso coadiuvato dall’avanzamento tecnologico, anche questa malattia neurodegenerativa sembra essere vicina alla sua svolta in termini di trattamenti e cura.
Lo scorso aprile 2022, l’individuazione di 75 fattori genetici ha rappresentato un grande salto in avanti in campo neuroscientifico. Il rivoluzionario studio riportato sulla celebre rivista Nature Genetis ha avuto come esito la felice notizia.
Ai fini sperimentali è stato sufficiente un campione di circa 110mila pazienti affetti dalla patologia. L’esito è straordinario: rintracciate 75 fattori genetici associati all’insorgenza della malattia. Tra questi 42 aree totalmente nuove.
La malattia colpisce, secondo forme lievi o gravi, le regolari funzione biochimiche e metaboliche del sistema nervoso e delle regioni cerebrali a esse associate, con conseguenti compromissioni neurocognitive.
I sintomi associati al morbo di Alzheimer sono i seguenti:
Sebbene al momento non vi siano ancora trattamenti in grado di curare in toto la patologia, esistono metodi di prevenzione e rallentamento dello sviluppo della malattia.
L’ultimo trattamento efficace individuato in merito guarda all’efficacia delle vitamine della famiglia C ed E. A riferirlo è un gruppo di ricercatori canadesi, il cui studio è stato pubblicato sulla nota rivista Annals of Pharmacotherapy. Secondo il team di ricerca, queste vitamine riducono sensibilmente il rischio di deficit neurocognitivo.
Fonte Science Daily
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