Alessia Pifferi, 37 anni, è accusata di omicidio pluriaggravato per aver abbandonato e lasciato morire di stenti la piccola Diana.
Alessia Pifferi, 37 anni, è stata arrestata lo scorso luglio con l’accusa di omicidio pluriaggravato per aver abbandonato sua figlia Diana da sola in casa per sei giorni.
Secondo l’ipotesi prevalente la bimba di 18 mesi è morta di stenti a causa di una forte disidratazione e malnutrizione.
Alessia Pifferi, per la prima volta in tribunale a Milano la madre della piccola Diana https://t.co/U4kv4xqwEf
— Repubblica Milano (@rep_milano) September 28, 2022
L’accusata è apparsa per la prima volta nel Tribunale di Milano questo mercoledì, 28 settembre, per partecipare all’udienza fissata dal gip Fabrizio Filice. Scopo del processo giurisdizionale in corso oggi è il conferimento dell’incarico ai periti dell’inchiesta.
Nello specifico, la richiesta prosegue con la formula dell’incidente probatorio. Tra il materiale sequestrato spicca il biberon – oggetto di interesse investigativo a seguito della rilevazione di tracce di benzodiazepine nel latte – e altri effetti personali rinvenuti accanto al cadavere della piccola Diana.
Diana, morta di stenti: l’esito dell’autopsia a fine ottobre
È stato prorogato a fine ottobre l’esito dell’autopsia e degli esami tossicologici eseguiti a luglio sul corpo della piccola Diana, rinvenuta senza vita su un lettino da campeggio; accanto a lei, un cuscino morsicato, probabilmente a causa dei crampi per la fame.
La richiesta arriva dallo anatomopatologo e dal medico incaricati a eseguire l’analisi autoptica e tossicologica sul corpo della piccola Diana: servono altri 30 giorni per convalidare o smentire con certezza l’ipotesi della possibile assunzione per via orale di tranquillanti.
L’eventuale conferma della presenza o meno di tracce effettive di benzodiazepine nel liquido del biberon andrebbe ad aggravare ulteriormente i capi di accusa della madre Alessia Pifferi.
I legali di Alessia Pifferi: “chiede sempre della piccola”
Questo mercoledì 28 settembre, la 37enne si è presentata in Tribunale scortata dalla polizia. Alessia Pifferi è entrata in aula in tailleur gessato nero, senza proferire parola, per partecipare all’udienza fissata dal gip per conferire l’incarico ai periti nell’ Squadra mobile, coordinata dal pm Francesco De Tommasi.
L’inchiesta avverrà con la formula dell’incidente probatorio per eseguire tutti gli “accertamenti tecnici di natura biologica e chimico-forense” necessari ai fini dell’indagine. Nello specifico, l’analisi si focalizzerà sul beccuccio del biberon e sul liquido all’interno della boccetta di En (benzodiazepine) rinvenuto all’interno dell’abitazione dell’accusata.
Tra le richieste avanzate al gip vi è anche la domanda da parte dei legali di Alessia Pifferi di eseguire dal carcere una consulenza neuroscientifica e psichiatrica sull’accusata. A seguire le confessioni sullo stato psicologico della donna da parte degli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria citati da Leggo.
“Parla sempre di Diana e chiede sempre di lei. Ormai è consapevole che non l’abbraccerà mai più. Alterna fasi di sconforto e pianto a momenti in cui non ha alcuna cognizione di quanto accaduto.”