La bambina è stata la prima vittima di femminicidio del 2021, le indagini infatti confermarono che Sharon era stata uccisa dal compagno della madre.
L’Italia nonostante i tanti impegni assunti a livello di diritti umani vanta ancora un dato incredibile riguardo il numero di donne uccise all’anno per mano dei loro compagni, padri, mariti e “amici”.
Solo nel 2021 sono state assassinate ben 61 vittime indifese, e ad aprire la lista a gennaio la piccola Sharon Sapia Barni, la bambina la cui vicenda ha stretto il Paese per settimane fino alla barbara scoperta dell’assassinio da parte del compagno della madre.
Sharon Sapia, come sono andate le cose?
La piccola era stata portata nel tardo pomeriggio di lunedì 11 gennaio 2021 presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per via di profonde lesioni al corpo e al viso riportate. Si parò all’inizio di un “incidente domestico accidentale causato da una stufa che le era caduta addosso mentre giocava in casa”. La morte però sopraggiunse solo poche ore dopo.
La bambina viveva nel comune di Cabiate in provincia di Como con mamma Silvia ed il nuovo compagno di lei, il 25enne operaio romeno Gabriel Robert Marincat. Sharon passava però anche molto tempo con la nonna materna e proprio lei l’11 gennaio la ritrovò a casa priva di sensi con la maglietta sporca di vomito.
Aveva insistito con il ragazzo perché chiamasse i soccorsi, ma solo dopo varie insistenze questo contattò il personale del 118 che arrivato sul posto decise prontamente di portare la piccola in Ospedale.
Le furono riscontrate molteplici lesioni, di cui diverse ecchimosi ed escoriazioni diffuse in varie parti del corpicino.
Che fine ha fatto Gabriel? Giustizia per Sharon
Inizialmente venne subito contestato al romeno l’omicidio volontario della bambina aggravato da violenza sessuale premeditata, con conseguente custodia cautelare in carcere.
Gabriel si dichiarò innocente anche nel corso dei vari interrogatori del gip. Solo però l’esame autoptico sul corpo esanime di Sharon confermò che il giovane operaio l’aveva prima ripetutamente violentata e poi picchiata fino ad ucciderla.
La confessione definitiva arriva il 18 maggio, quando confessa che era il diretto responsabile giustificando l’atto come “sintomo di un nervosismo” che portava dentro.
La Corte rigetto’ in seguito la perizia psichiatrica chiesta dalla difesa ritenendolo invece capace di intendere e di volere.
Il 6 dicembre 2021 la Corte d’Assise di Como ha condannato l’imputato all’ergastolo.
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