Il marito la uccise con diversi fendenti al volto ed al corpo, il tutto sotto gli occhi sgomenti dei figli e di due amici della coppia.
Lei è stata la seconda vittima per femminicidio avvenuto a gennaio 2021. Si chiamava Victoria Osagie, viveva a Concordia Sagittaria (Venezia), aveva appena 34 anni e una vita intera davanti.
Furono i vicini di casa ad allertare i sanitari del 118 in quel tardo pomeriggio del 16 gennaio dopo aver sentito lei ed il marito Moses Ewere Osagie, 41 anni, urlare disperatamente dentro la loro abitazione.
Quando arrivarono però non poterono far altro che constatare il decesso della donna, trovata in una pozza di sangue e con il collo spezzato. Era stata aggredita dall’uomo, anche lui nigeriano, con 20 fendenti, anche se la morta era sopraggiunta per shock emorragico e neurogeno del midollo spinale.
Durante il massacro avvenuto tra le mura domestiche erano presenti anche i tre figli della coppia, un amico di Moses e un inquilino che si pagava l’affitto accudendo i bambini quando i genitori non erano in casa.
Tutti e 5 hanno assistito alla scena drammatica, i due uomini hanno anche cercato di togliere il coltello di mano a Moses (visibilmente ubriaco) che però prontamente era riuscito ad afferrarne un secondo.
Victoria aveva provato a scappare fuori in cortile ma era stata raggiunta dal marito che l’aveva riportata in casa per finire la carneficina iniziata poco prima.
L’accusava di avere una relazione extraconiugale (quando in realtà era lui ad averla) e non accettava che lei volesse andare via di casa al termine della quarantena post Covid.
La donna nei mesi precedenti era stata interrogata diverse volte dai Carabinieri per litigi in casa denunciati dai vicini. Lei manifestava anche profonde lesioni al volto e alle braccia, ma non aveva mai il coraggio di raccontare la verità.
A dicembre 2020 i servizi sociali l’avevano però convinta ad andare via dalla sua casa subito dopo il decorso legato alla positività al virus. Non ce l’ha però fatta.
Il marito è stato subito portato in carcere con l’accusa di “omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dall’aver fatto assistere il delitto ai figli minorenni”.
Il nigeriano aveva anche provato a difendersi spiegando di essere stato influenzato da un rito vudù. La perizia psichiatrica a cui venne sottoposto però lo ritenne invece capace di intendere e volere.
Il 27 maggio 2022, durante l’ultimo rinvio a giudizio del caso, la Corte d’Assise di Udine lo condannò all’ergastolo senza però l’aggravante dei futili motivi.
ANNA TATANGELO, IL DOLORE PER LA MORTE DELLA MADRE – IL VIDEO
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