Caso Cucchi, il giudice: “La versione dei carabinieri è stata confezionata”

Nuove indiscrezioni emergono sul caso Cucchi, questa volta a parlare è il giudice che afferma: “La versione dei carabinieri è stata confezionata”.

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Stefano Cucchi – Facebook – YesLife.it

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Stefano Cucchi non trova pace, dopo anni dalla sua morte emergono nuove indiscrezioni sulla faccenda. Questa volta a parlare è il giudice che segue il caso secondo il quale i carabinieri avrebbero creato una versione ad hoc per evitare di rovinare le loro carriere.

I militari sono stati condannati ad aprile, tutti ed 8 erano imputati per depistaggio. Il giudice monocratico di Roma, scrisse nella sentenza: “La versione ufficiale dei carabinieri sulla morte di Stefano Cucchi era stata confezionata escludendo ogni possibile coinvolgimento dei militari così che l’immagine e la carriera dei vertici territoriali e, in particolare, del comandante del Gruppo Roma, Alessandro Casarsa, non fosse minata”.

Cucchi muore nel 2009, quest’anno avrebbe compito 44 anni

Stefano Cucchi storia
Stefano Cucchi – Facebook – YesLife.it

Sette giorni dopo il suo arresto, nell’ottobre del 2009, Stefano Cucchi morì in modo misterioso. Nella sentenza che colpevolizzava i carabinieri, si accolsero le richieste della Procura. Un documento di oltre 400 pagine dove l’intera vicenda venne ricostruita passo dopo passo e che dava indizi fin dal momento dell’arresto avvenuto il 15 ottobre. Giusto una settimana dopo, nel padiglione penitenziario dell’ospedale ‘Sandro Pertini’ di Roma, il geometra è deceduto.

I militari sono stati accusati a vario titolo a seconda della posizione e ognuno di loro ha avuto diversi periodi di reclusione, tra questi riscontriamo, calunnia, omessa denuncia, favoreggiamento, falso.

Il caso di Stefano Cucchi ha scosso l’Italia, sua sorella Ilaria, ha smosso mari e monti per avere giustizia. Il giudice ci ha tenuto a precisare che i carabinieri erano consapevoli della condotta poco ortodossa avuta con il geometra e che hanno costruito una versione ad hoc della loro posizione per evitare di alterare in modo negativo le loro posizioni.

Ad ogni modo, il caso di Stefano è stato così seguito che sulla sua storia è stato girato anche un film, “Sulla mia pelle”.

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