La 15enne Chiara Gualzetti è stata uccisa da un coetaneo, trovata in un dirupo ad appena 1 chilometro da casa a Monteveglio dove viveva.
di Arianna Babetto
01 dicembre 2022
Il caso di femminicidio che ha coinvolto Chiara Gualzetti è forse uno dei più macabri che la cronaca nazionale ricorda negli ultimi mesi. La ferocia con cui la 15enne di Monteveglio (frazione del comune di Valsamoggia, Bologna) è stata uccisa da un coetaneo di 16 anni ha pochi eguali. La ragazza era sparita da casa il 27 giugno, subito sono scattate le ricerche nella zona boschiva intorno all’abitazione fino al rinvenimento del corpo il giorno seguente in una scarpata ad appena 1 chilometro da casa.
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Il minore e presunto killer di Chiara, era stato identificato dalle immagini di video sorveglianza che lo mostravano con lei il giorno della scomparsa sull strada che conduceva all’Abbazia del paese. Venne immediatamente portato in carcere con l’accusa di “omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla minore età della vittima“. Interrogato aveva ammesso che l’omicidio era stato compiuto per via di “voci” che lo avevano costretto a compiere il folle gesto. Tre coltellate, una dietro il collo e poi due al petto, ma poichè la ragazza “non voleva morire” è passato anche a sferrarle diversi calci al volto, 20 minuti di tortura che sono terminati sono quando Chiara è caduta stremata a terra.
“Sarà durato 20 minuti. Mi sono stupito di quanto fosse resistente il corpo umano: a terra l’ho presa a calci, mi sono fatto male all’alluce“. Ha detto il giovane agli inquirenti che lo hanno interrogato. Non è mai stato detto il reale movente del gesto, venne però richiesta una perizia psichiatrica per valutare la sua capacità di intendere e di volere nel momento del delitto. L’esame psichiatrico decretò la lucidità dell’imputato sottolineando che le “voci” nella sua testa erano solo un “tentativo di manipolazione deresponsabilizzante caratterizzato da un grave deficit di rimorso“.
Il 26 luglio 2022 il ragazzo venne condannato dal Tribunale dei minori di Bologna a 16 anni di reclusione con l’accusa di “omicidio premeditato aggravato dai futili motivi” “omicidio premeditato aggravato dai futili motivi, spinto da un forte compiacimento narcisistico“. Il ragazzo, tre giorni prima dell’aggressione mortale aveva mandato un messaggio ad un’amica in cui annunciava il folle gesto: “Dovrò far fuori una ragazza“.
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