Aveva solo 27 anni la giovane Chiara Ugolini quando è stata uccisa nell’appartamento di Calmasino dove da poco si era trasferita con il compagno.
di Arianna Babetto
20 dicembre 2022
Si era da poco laureata in Scienze Politiche a Padova, aveva 27 anni, originaria di Fumane e una vita di sogni nel cassetto. Chiara Ugolini viveva con il fidanzato Daniel Bongiovanni, titolare di una nota catena di abbigliamento sul Lago di Garda, a Calmasino, frazione di Bardolino. Una sistemazione provvisoria prima di trasferirsi a Lazise per iniziare la loro vita insieme.
Quella domenica di settembre aveva fatto il turno del mattino nella gelateria caffetteria dove lavorava e doveva riprendere alle 19 la sera. Il fidanzato era a lavoro, ha dato lui l’allarme alle Forze dell’Ordine dopo ripetute telefonate a Chiara andate a vuoto. La ragazza è stata trovata riversa sul pavimento con evidenti segni di colluttazione sul corpo che l’autopsia ha stabilito essere stati provocati da calci e spinte provocate dall’assassino.
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Il killer di Chiara era il 38enne catanese Emanuele Impellizzeri, vicino di casa della giovane coppia. È stato arrestato dalla Polstrada ancora con i vestiti sporchi di sangue vicino il casello di Impruneta mentre con la sua moto si dirigeva verso Roma. Era stato segnalato da alcuni residenti del comune di Calmasino che lo avevano visto aggirarsi per il paese in stato confusionale.
Portato in carcere con l’accusa di omicidio, l’uomo fornì solo alcune dichiarazioni confuse sul movente dell’omicidio. Si era introdotto in casa di lei nel primo pomeriggio arrampicandosi sul terrazzo, era entrato dalla finestra della cucina e poi l’aveva aggredita in modo brutale. Dopo averla spinta le aveva anche fatto ingoiare della candeggina e poi messo in bocca uno straccio imbevuto dello stesso elemento.
Impellizzeri non confessò mai il movente ma per i giudici era alto il sospetto di violenza sessuale premeditata verso Chiara. “Ho sentito l’impulso di entrare in casa”, ha solo detto agli investigatori. “Lei ha iniziato ad urlare, io non ho più capito niente e l’ho spinta”.
L’uomo è stato portato nel carcere Montorio di Verona con l’accusa di “omicidio volontario aggravato della crudeltà e dai motivi abietti o futili“. Il 27 settembre le guardie lo hanno trovato impiccato suicida nell’infermeria, accanto al corpo un biglietto di scuse: “Non sopporto il peso del rimorso per il grave gesto che ho commesso, chiedo scusa ai familiari di Chiara“.
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